Storia e tradizione
Il Carnevale a Pontecorvo affonda le sue radici nella storia stessa della città, si racconta infatti che la maschera antica derivi direttamente dai Mori che risalivano il Liri e attaccavano gli abitanti che, al grido di ammazza i Mori (da questo grido il nome della maschera Mazzamavere) si difendevano da queste incursioni.​
La tradizione è stata ripresa nel dopoguerra con inserimento di nuove figure come la Principessa del Carnevale Pontecorvese. Essa nasce nel 1979, per rivivere il fasto delle grandi serate di ballo che fino agli anni '70 si era soliti organizzare e alle quali tutti partecipavano in massa.​
Queste feste terminavano di solito con l'elezione di una reginetta, figura appunto ricordata dall’attuale Principessa.
Fu proprio il 1979 l'anno della piccola ed emozionante rivoluzione, l'anno che segnò la storia del Carnevale Pontecorvese e che aggiunse una nota suggestiva ed entusiasmante alla festa più bizzarra dell'anno, donandole così una nuova e più vigorosa bellezza.
Con la novità della Principessa il Carnevale tornò ad essere quella grande festa popolare che per circa un trentennio aveva destato l'ammirazione di tutti i paesi della Ciociaria.​



​​​​​​​​​​​​​Le cronache dell’epoca riportarono gli “strani” avvenimenti di quel carnevale. Su "Avvenire" si leggeva: "Sindaco esautorato, alunni in cattedra e professori nei banchi" Infatti nel pieno rispetto di una tradizione scandinava, "II Triangolo delle tre rose", si decise di concedere il potere della città ad una donna, appunto alla Principessa che diventava per il periodo della festa il monarca incontrastato di Pontecorvo. Perciò il sindaco fu temporaneamente spodestato e “costretto” a consegnare le chiavi della città ad una bella ragazza.
​Oggi le figure dei “Mazzamauri” e delle “Principesse” sono state dimenticate quasi del tutto, ma il loro ricordo ha lasciato negli animi dei cittadini pontecorvesi la necessità, quasi fisiologica di divertirsi e far divertire durante il periodo carnevalesco.
Da diversi anni la maschera ufficiale del carnevale pontecorvese è “Burlicchio”, simile quanto al vestito al più celebre Arlecchino, con il naso di Pinocchio e con in mano un manganello.​ Le edizioni moderne del carnevale di Pontecorvo hanno permesso di far nascere una sempre più competitiva, ma leale, gara per il miglior carro costruito, la maestria dei carristi è cresciuta notevolmente.
La tecnica dei carri allegorici è unica nel suo genere, essi hanno una struttura portante in ferro ed un rivestimento di carta sovrapposta.
​​Il carnevale di Pontecorvo fin dal 1952 ha fatto propria la filosofia del recupero e del riciclaggio attraverso una tecnica manuale ed un modo originale e creativo, utilizzando un materiale usato e gettato via. La povertà dei mezzi utilizzati nella lavorazione come la carta di giornale, la creta, il gesso, costituisce la caratteristica della tecnica pontecorvese che si esprime in modo esplosivo nella costruzione dei grandi carri. ​Questa tecnica artigianale, applicata dai nostri artisti, è di facile impiego e può essere usata nelle scuole, dalla materna alle superiori, come linguaggio espressivo autonomo. Essa permette l'unione di più tematiche, dall'ideazione dei soggetti alla struttura portante, dalla modellatura in creta alla formatura in gesso, dall'applicazione della carta alla colorazione. La tecnica della carta sovrapposta, in una società sempre più indirizzata verso la computerizzazione, valorizza la creatività privilegiando l'operatività manuale e, in particolare, l'utilizzo ed il recupero di un materiale "usa e getta".



